Riabilitazione

Riabilitazione Ortopedia e Sport

Problematiche principali

Interessano l'area dell'articolazione temporo-mandibolare, i muscoli masticatori e le vie nervose senso-motorie della testa.

La prevalenza del dolore orofacciale è in continuo aumento e ad oggi queste problematiche colpiscono il 19% della popolazione.

Questi disturbi sono dovuti a una combinazione di cause

I fattori possono essere genetici, ormonali, fisici e psicologici. 

 

Riabilitazione post-traumatica

È fondamentale, a seguito di traumi con o senza fratture, una riabilitazione basata sull’esercizio come strumento per raggiungere gli obbiettivi funzionali del paziente.

I traumi che possono occorrere durante la vita lavorativa, sportiva o quotidiana possono non richiedere un intervento chirurgico, ma essere ugualmente disabilitanti e impattanti sulle normali attività di tutti i giorni

Un fisioterapista adeguatamente preparato, può permetterti di ritornare gradualmente e più rapidamente ed efficacemente possibile, alle attività quotidiane che hai dovuto abbandonare, programmando insieme a te il tuo percorso di recupero.

I principali ambiti post traumatici di cui ci occupiamo:

  • Distorsioni di caviglia
  • Distorsioni di ginocchio
  • Lussazioni di spalla
  • Lussazioni di gomito
  • Spalle rigide post traumatiche
  • Traumi diretti dell’anca
  • Lesioni muscolari
  • Lesioni massive della cuffia dei rotatori
 

DISTORSIONI DI CAVIGLIA

Le distorsioni di caviglia sono un infortunio frequente sia nella popolazione sportiva che in quella generale. Esitano molto spesso nella lesione parziale o totale dei legamenti Peroneo-Astragalico Anteriore e Peroneo-Calcaneare, che fortunatamente, nella quasi totalità dei casi, non richiedono stabilizzazione chirurgica. È invece indicato un percorso riabilitativo volto a ripristinare una funzione ottimale della caviglia e a ridurre il dolore.

 

 

DISTORSIONI DI GINOCCHIO

Le distorsioni di ginocchio sono molto frequenti nella popolazione sportiva a tutti i livelli. Frequentemente esitano ? in lesioni legamentose (LCA, LCM) o in lesioni meniscali, che richiedono una valutazione congiunta con il chirurgo. In diversi casi, infatti, la gestione conservativa con fisioterapia ed esercizio garantisce dei risultati funzionali ottimali, con ottimi livelli di soddisfazione del paziente.

 

LUSSAZZIONI DI SPALLA

Le lussazioni di spalla, o instabilità, si dividono in instabilità di tipo traumatico (TUBS), instabilità congenite, multidirezionali, atraumatiche (AMBRII) e instabilità funzionali legate all’attività sportiva (AIOS). Sono caratterizzare da dolore, limitazioni della funzione e spesso senso di “apprensione” o di “spalla che sta per uscire”. L’intervento riabilitativo, prevalentemente basato su esercizio terapeutico e gestione autonoma a casa, unito con una adeguata valutazione del chirurgo, permette di ripristinare una buona funzione e un ottimo livello di sicurezza nel movimento, riducendo anche il dolore e l’apprensione motoria.

 

 

LUSSAZZIONI DI GOMITO

Conseguenti a traumi ad alta energia o traumi della strada, dopo le riduzioni ortopediche (chirurgiche o meno), richiedono un percorso riabilitativo volto a ristabilire l’articolarità e la propriocezione durante il movimento. È quindi fondamentale impostare un percorso di esercizi e gestione autonoma a casa per ottimizzare i risultati nel lungo termine.

 

SPALLE RIGIDE POST TRAUMATICHE

È una problematica tipica dei traumi diretti dell’arto superiore, e può presentarsi isolatamente (es. caduta sulla spalla) o in conseguenza di infortuni ad articolazioni vicine (es. fratture del polso o di gomito).

Consiste in una restrizione della mobilità attiva e passiva prevalentemente in flessione e rotazione esterna, che può essere o meno accompagnata da dolore nel movimento. Un programma di esercizi domiciliari spesso permette di gestire autonomamente il problema.

 

 

TRAUMI DIRETTI DELL’ANCA

Infortuni tipici degli sportivi o dei traumi della strada, esitano principalmente in:

Lussazioni dell’anca, per traumi automobilistici del tipo “ginocchia contro cruscotto”. Richiedono iniziale valutazione da parte del chirurgo ortopedico per quantificare eventuale rischio di instabilità, e conseguentemente un percorso riabilitativo basato su terapia manuale ed esercizi

Borsiti trocanteriche spesso causate da traumi ripetuti in caduta (es. tuffi dei portieri). La gestione è prevalentemente riabilitativa, ma nei casi più severi, la terapia infiltrativa può essere di supporto.

 

LESIONI MUSCOLARI

Infortunio tipico degli sportivi, specialmente negli sport ad elevato accumulo e rilascio di energia (es. atletica, calcio, basket, pallavolo).

La gestione è nella maggioranza dei casi esclusivamente riabilitativa, con la terapia manuale che è solo di supporto a un programma di esercizi ben mirato prima ad una adeguato supporto alla guarigione dei tessuti, e poi ad una ripresa sicura ed indolore degli stress elastici di accumulo e rilascio delle forze.

Le tempistiche possono variare, a seconda del grado di lesione, delle esigenze e delle caratteristiche del paziente, da 2 settimane fino a 3 mesi.

 

LESIONI MASSIVE DELLA CUFFIA DEI ROTATORI

Infortunio tipico in pazienti oltre i 60 anni, le lesioni massive della cuffia dei rotatori consistono in rotture complete e a tutto spessore di 2,3 o 4 tendini su 4 della cuffia dei rotatori. Oltre al dolore, non sempre presente, la patologia è caratterizzata da impotenza funzionale (difficoltà a sollevare il braccio più in alto della spalla) e importante perdita di forza (soprattutto in elevazione e rotazione esterna). Le terapie, a seconda degli obbiettivi e delle richieste funzionali del paziente, possono essere riabilitative, volte ad ottimizzare la funzione di tutto l’arto superiore, o chirurgiche (sutura tendinea della cuffia dei rotatori, protesi inversa di spalla nei casi più gravi).

Riabilitazione muscoloscheletrica

I principali ambiti muscoloscheletrici di cui ci occupiamo:

  • Dolore di spalla
    Frozen Shoulder o Capsulite Adesiva
  • Instabilità funzionali di spalla
  • Dolore anteriore di ginocchio o Femoro-rotuleo
  • Tendinopatie del piede, achillee, rotulee, dell’anca, della spalla, del gomito
  • Sindrome della zampa d’oca e della bendelletta ileotibiale
  • Dolore all’anca
    Artrosi di ginocchio, dell’anca, della spalla
  • Fascite plantare

 

DOLORE DI SPALLA

Tipicamente, il dolore di spalla si presenta spontaneamente o a seguito di traumi, nella porzione anteriore o posteriore della spalla, oppure irradiato lungo il braccio. La sua differenziazione con capsuliti adesive e lesioni massive di cuffia, cervicalgie, permette da subito una appropriata gestione del problema.

È causato prevalentemente da infiammazioni tendinee, calcificazioni, stress ripetuti, aumento temporaneo del carico funzionale, e può essere gestito con adeguati programmi riabilitativi di esercizi, supervisionati e a casa, volti al ripristino dell’ottimale caricabilità del tessuto tendineo.

 

FROZEN SHOULDER O CAPSULITE ADESIVA O SPALLA CONGELATA

Consiste in una restrizione della mobilità attiva e passiva prevalentemente in flessione e rotazione esterna, accompagnata da dolore intenso dolore nel movimento e a riposo. È una patologia con un decorso abbastanza lungo (1-2 anni), e se non gestita adeguatamente, può essere davvero molto invalidante. La combinazione di infiltrazioni articolari di cortisone e fisioterapia supervisionata e  parallelamente eseguita in autonomia domiciliare, garantiscono ripresa della mobilità, riduzione del dolore e complessivamente una ottima qualità di vita durante il decorso della patologia.

INSTABILITÀ FUNZIONALI DI SPALLA

Le instabilità funzionali di spalla (AIOS), o micro instabilità, sono un disturbo muscoloscheletrico molto frequente nella popolazione di sportivi con attività sopra la testa (tennisti, pallavolisti, nuotatori, crossfitter, lanciatori, ecc.). Sono causate molto spesso da deficit di forza o del controllo motorio nei gradi estremi di movimento, nei quali il gesto sportivo richiederebbe espressione di grandi quantitativi di forza o velocità, non supportati però adeguatamente dalle strutture muscolo-tendinee. I sintomi sono tipicamente dolore, sensazione di braccio debole o braccio anestetizzato, o infine anche solamente perdita della qualità o forza nel gesto tecnico dopo sforzi prolungati. La fisioterapia basata su esercizi e rinforzo, è il trattamento d’elezione.

DOLORE ANTERIORE DI GINOCCHIO, O FEMORO-ROTULEO

Il dolore anteriore (o non-specifico) di ginocchio, include quasi tutte le patologie dolorose atraumatiche del ginocchio. Si caratterizza per dolore insorto progressivamente, non in seguito a traumi articolari, presente durante il movimento. Un’accurata visita è fondamentale per escludere lesioni legamentose, meniscali, e altre patologie di competenza medica. Dopodiché, la fisioterapia basata su esercizio supervisionato e domiciliare in autonomia, è il trattamento d’elezione. 

TENDINOPATIE DEL PIEDE, ACHILLEE, ROTULEE, DELL’ANCA, DELLA SPALLA, DEL GOMITO

Per tendinopatie si intendono tutte le patologie a carico dei tendini.  Essendo i tendini le strutture funzionali del muscolo per la trasmissione della forza ai segmenti ossei, la loro esposizione agli stress meccanici prolungati può portare a stati infiammatori (tendiniti) che possono poi esitare nel lungo termine in una degenerazione tendinea (tendinosi). Una fisioterapia basata sulla gestione ottimale dei carichi, mediante esercizi e dosaggio adeguato del movimento/dell’allenamento, è senza dubbio il miglior trattamento possibile per le tendinopatie, per le quali sono invece tendenzialmente sconsigliate terapie farmacologiche, chirurgia, onde d’urto e terapie fisiche.

A queste appartengono anche la sindrome della zampa d’oca (tendinopatia del tendine comune di sartorio, gracile e semitendinoso), la sindrome della bendelletta ileotibiale, le epicondiliti, le epitrocleiti, le periartriti, le tendinopatie glutee e le borsiti trocanteriche, le tendinopatie rotulee e del tendine d’Achille e gran parte dei dolori di spalla.

DOLORE ALL’ANCA

Il dolore all’anca può avere diverse origini:

Negli sportivi, è possibile riscontrare delle restrizioni di movimento articolari, o impingement, legate a caratteristiche ossee del  soggetto, che possono limitare l’attività sportiva. Si gestiscono primariamente con terapia conservativa (infiltrazioni, terapia manuale, esercizi di mobilità) e se questa fallisce, si può valutare l’opzione chirurgica.

Negli anziani, è frequente invece riscontrare degenerazione articolare, anche conosciuta come osteoartrosi.

OSTEOARTROSI DELL’ANCA, DEL GINOCCHIO, DELLA SPALLA

È una condizione clinica che può presentarsi con dolore e importanti restrizioni del movimento. La prima linea di intervento si basa sulla terapia conservativa, basata su esercizio, terapie farmacologiche o infiltrative e se necessario, perdita di peso. Essa in genere garantisce buoni risultati, che permettono di posticipare l’intervento di diversi anni, e talvolta di evitarlo del tutto. Se essa fallisce, viene valutata con il chirurgo la necessità di protesizzazione dell’articolazione.

FASCITE PLANTARE

Anche detta fasciopatia plantare, è una tendinopatia della fascia plantare, uno strato di tessuto connettivale tendineo che si estende dal calcagno alle dita del piede. Essa si trova a stretto contatto con altre strutture tendinee come il tibiale posteriore, i flessori delle dita e i flessori dell’alluce, che possono contribuire alla presentazione clinica del dolore. La terapia è prettamente conservativa e si basa su una adeguata gestione del carico, una ottimale turnazione delle scarpe tecniche (sia sul posto di lavoro che durante l’attività sportiva.

Riabilitazione post-chirurgica

È fondamentale, a seguito di interventi chirurgici ortopedici, una riabilitazione basata sull’esercizio come strumento per raggiungere gli obbiettivi funzionali del paziente.

Con l’avanzare dell’età media della popolazione, e la sempre crescente incidenza di infortuni sportivi, diventa sempre più frequente la richiesta di interventi chirurgici per fratture, lesioni legamentose, lesioni meniscali o tendinee.

Un fisioterapista adeguatamente preparato, può permetterti di ritornare gradualmente e più rapidamente ed efficacemente possibile, alle attività quotidiane che hai dovuto abbandonare, programmando insieme a te il tuo percorso di recupero.

I principali ambiti post chirurgici di cui ci occupiamo:

  • Ricostruzione del Legamento Crociato anteriore/posteriore
  • Suture meniscali e meniscectomie
  • Protesi dell’anca, di ginocchio
  • Protesi di spalla e di gomito
  • Chirurgia spinale
  • Tenorrafie del tendine d’Achille
  • Ricostruzioni della cuffia dei rotatori e acromionplastiche
  • Fratture, femorali, malleolari o di tibia/perone stabilizzate con placche/viti
  • Fratture omerali, radiali, ulnari, scapolari stabilizzate con placche/viti
  • Interventi per impingement d’anca
  • Interventi di stabilizzazione per lussazioni di spalla
  • Fratture complesse del piede

RICOSTRUZIONE DEL LEGAMENTO CROCIATO

Il Legamenti crociati Anteriore (LCA) e Posteriore (LCP) sono due massicce strutture legamentose disposte “ad X” all’interno del ginocchio, per controllarne torsioni, scivolamenti e forze di taglio. La rottura di uno o di entrambi i legamenti (LCA si rompe molto più frequentemente di LCP), frequente nei traumi distorsivi del ginocchio, può severamente compromettere la stabilità del ginocchio, richiedendo un intervento chirurgico di ricostruzione.

A seconda delle necessità e delle preferenze del chirurgo, possono essere utilizzate diverse tecniche chirurgiche di ricostruzione:

  • Utilizzando tendini dei muscoli Semitendinoso e Gracile del paziente stesso (autograft);
  • Utilizzando il tendine rotuleo del paziente stesso (autograft);
  • Utilizzando il tendine rotuleo donato da altro soggetto o da cadavere (allograft);
  • Utilizzando un legamento sintetico (xenograft);

Cosa c'è da sapere sulla riabilitazione

Nella prima fase post chirurgica, il dolore, il gonfiore e la rigidità articolare ti impediranno di fare molte attività che dai per scontate: riprenderai gradualmente a camminare con l’aiuto di stampelle canadesi, avrai bisogno di stare via dal lavoro per tenere spesso la gamba elevata e far sgonfiare la gamba (No, non basta stare alla scrivania e metterla su una sedia, deve essere più in alto del cuore!), e difficilmente potrai guidare con un ginocchio che si piega ed estende poco e risponde lentamente agli stimoli (Non è sicuro!).

Perciò programma bene la data del tuo intervento, non metterti fretta, e prenditi il tempo di guarire. Se non puoi fermarti, valuta, discutendone con il chirurgo e il fisioterapista, anche la possibilità di una gestione conservativa (non chirurgica): Una parte dei pazienti ottiene degli ottimi risultati, e talvolta alcuni decidono di non operarsi più!

I dati ad oggi disponibili evidenziano come la probabilità di danneggiare nuovamente il legamento operato (o quello dell’altro ginocchio) tornando alla competizione sportiva prima dei 9 mesi dall’intervento sia terribilmente più alta. Potrai comunque, grazie al lavoro con il fisioterapista, riprendere, con la gradualità del caso, a camminare, correre, saltare, girare, cadere, allenarti con la squadra o nel tuo sport preferito.

Purtroppo non è detto. Ad oggi, è sconsigliato basarsi solo sul tempo passato dall’intervento. Altrettanto importanti sembrano essere altri criteri, come la prontezza mentale dell’atleta, la capacità di esprimere forza e potenza in maniera simmetrica sui due arti, i testi di agilità. Se non si raggiungono questi criteri, si consiglia normalmente all’atleta di aspettare ancora (Rispettando però la sua volontà). Dite agli allenatori che la pazienza è la virtù dei forti!

Si, una discreta parte dei pazienti ci riesce. Bisogna però essere consapevoli che, nei 2 anni dopo l’infortunio, è sicuramente molto difficile essere ai livelli di prima, e che non tutti ci riescono. Quindi, serve tempo, tanto lavoro, e tantissima pazienza da parte di tutti (atleta, allenatori, compagni, genitori, società) per giocarsi al meglio tutte le possibilità.

Avendo perso una fondamentale fonte di informazioni di movimento (il legamento), il ginocchio deve re-imparare a muoversi. Per farlo, partendo da dei semplici esercizi rieducativi, il paziente re-imparerà come controllare il movimento nello spazio prima volontariamente, poi involontariamente, e infine mentre avvengono stimoli, forze e distrazioni esterne. Inizialmente ci sarà molto lavoro in palestra con il fisioterapista, gradualmente sostituito poi da lavoro in palestra indipendente e poi al campo di allenamento dello sport preferito.

PROTESI DELL’ANCA E DEL GINOCCHIO

Per quanto riguarda la protesizzazione dell’anca, l’intervento è ad oggi tra i più di successo nel panorama della chirurgia ortopedica per affidabilità, durata, basso rischio di complicazioni e risultati post chirurgici. Viene seguito da circa 2-4 settimane di riabilitazione presso strutture residenziali pubbliche, dove il paziente torna al carico diretto sull’arto da subito, seguito da circa 3 mesi di riabilitazione ambulatoriale, al termine dei quali il paziente può aspettarsi un pressoché completo recupero della funzione.

Le protesizzazioni del ginocchio, invece, richiedono un decorso più lungo. Il paziente deve aspettarsi da 4 a 6 mesi di riabilitazione, al termine dei quali i risultati sono generalmente buoni rispetto al dolore e alla funzione. La mobilità rimane ridotta a circa 90° di flessione, per le caratteristiche dell’impianto protesico.

PROTESI DELLA SPALLA E DEL GOMITO

Le protesizzazioni di spalla, invece, in genere vengono eseguite a seguito di fratture irriducibili della testa omerale, o di lesioni irreparabili e complete della cuffia dei rotatori. Il decorso riabilitativo post intervento è di circa 4 mesi, in cui il paziente recupera una funzione della spalla che in genere corrisponde ad un elevazione del braccio fino all’altezza della spalla, sia anteriormente che lateralmente.